Gli alieni, se arrivassero sulla Terra, sarebbero uguali a noi: violenti e affamati di risorse. Parola di scienziato!
Immaginiamo che un gatto rifletta sulla possibilità che esista vita su altri pianeti e che tenti di descrivere le sue elucubrazioni ad altri gatti. Probabilmente si avventurerà in dissertazioni su quanto possa essere lunga la coda degli extraterrestri e su quali pianeti offrano le stesse identiche condizioni che hanno permesso l’evoluzione felina. Quante possibilità avrebbe il nostro gatto-filosofo di scoprire una realtà che esula dalla sua limitata immaginazione di gatto?
Più o meno è questa la perplessità che emerge a leggere la nuova pubblicazione della Royal Society “The detection of extra-terrestrial life and the consequences for science and society”: quindici saggi che offrono il punto della situazione accademica su quanto si sa – e si potrebbe sapere nel futuro prossimo – sull’esistenza di vita oltre la Terra, analizzando le implicazioni antropologiche, etiche e persino religiose di un possibile contatto con forme di vita aliena.
Ma come reagirebbe la popolazione terrestre se venisse annunciata la scoperta di altre forme di vita? Albert Harris considera l’ipotesi dello “shock culturale” che già Arthur C. Clarke aveva ipotizzato in 2001: Odissea nello spazio. “La società ” scrive Harris “è stata turbata da uomini sulla luna, canali su Marte, dalla scoperta di quasar e pulsar, dall’annuncio che un fossile è giunto da Marte e dai falsi annunci di scoperte da parte di SETI. Qualsiasi scoperta di vita extraterrestre produrrebbe probabilmente un mix di emozioni che comprendono paura, pandemonio, equanimità e gioia”.
Tuttavia, prosegue Harris, “nel Nord America e in Europa neppure il ritrovamento di un esemplare esobiologico né la rilevazione di un segnale a distanza potrebbero provocare una diffusa disintegrazione psicologica e un collasso sociale”. Certo, finché le rivelazioni rimangono sul tenore dei microbi che si nutrono di arsenico, il panico globale può dirsi scongiurato. Ma forse è proprio il rischio di un collasso psicosociale il motivo per cui le rivelazioni annunciate con enfasi dagli enti spaziali si dimostrano poi così misere e deludenti. Forse la popolazione, pur sovrastimolata da internet e fantascienza, non è ancora ben testata e ammorbidita. Ma del resto gli scienziati – quelli moderni – non sono proprio coloro che servono a mostrarci che la realtà è ben più banale di quello e che si è sempre creduto?
Ma la domanda è anche un’altra: “Riuscirà a imporsi un processo adeguato sulla base di pareri esperti di scienziati corretti e responsabili, o prevarranno sulla scena gli interessi di potere e l’opportunismo?” si chiedono il professor Giovanni Zarnecki della Open University e il dottor Martin Dominik dell’Università di St Andrews nel documento introduttivo, anche se la domanda suona come se contenesse già la sua risposta. “Una mancanza di coordinamento può essere evitata con la creazione di un quadro generale in uno sforzo veramente globale governata da un organismo internazionale politicamente legittimato”. Secondo i due scienziati, l’ONU dispone già di un meccanismo adatto a questo compito, nella sua commissione per usi pacifici dello spazio extra-atmosferico (COPUOS). Chissà se, al momento del contatto, potrà intavolare una discussione sull’esistenza di altre forme di vita con il supporto di nuovi elementi!
tratto da: LINK
REBUS ha dedicato due puntate al caso italiano più eclatante di rapimento alieno: quello di PierFortunato Zanfretta:
“E’ difficile immaginare che l’evoluzione in biosfere aliene operi in modo diverso dal modello darwiniano” afferma Simon Conway Morris dell’Università di Cambridge, secondo cui è inevitabile che la vita su altri pianeti – se mai esiste – produca come risultato “qualcosa come l’uomo”. E avverte che, nel caso di un contatto, dovremmo prepararci al peggio, perché gli extraterrestri saranno inevitabilmente simili a noi, con le nostre stesse tendenze alla violenza e allo sfruttamento di risorse. Chissà invece che accadrebbe all’incontro con un pianeta come il Solaris immaginato da Stanislaw Lem, indescrivibile, inclassificabile nelle categorie di vita e di comunicazione concepibili, e soprattutto totalmente ignorante in materia di darwinismo.
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