Il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro, ex Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, avvenuto nel 1978, e la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina hanno un comune denominatore: il Patto di Jalta. In quella Conferenza tra Winston Churchill, Franklin Delano Roosevelt e Iosif Stalin, i vincitori della Seconda Guerra Mondiale si spartirono il mondo in aree di influenza inviolabili.
Moro, con il suo tentativo di compromesso storico tra DC e PCI, metteva a repentaglio gli equilibri stabiliti a Jalta. Pagò con la vita. Zelensky, con la sua vicinanza alla NATO e all'Unione Europea, mette ancora una volta in discussione - 80 anni dopo - gli equilibri sanciti a Jalta. Non a caso, la Crimea - dove Jalta si trova - è diventata un punto cruciale della contesa tra Russia e Ucraina.
Se Moro pagò con la vita, come finirà con l'Ucraina se l'Unione Europea non troverà il modo di contare di più nello scacchiere globale?
Aldo Moro, leader indiscusso della democrazia cristiana, comprese la necessità di superare le rigide contrapposizioni ideologiche imposte dalla guerra fredda. il suo progetto di "compromesso storico", volto ad aprire al partito comunista italiano una prospettiva di governo nel rispetto delle alleanze internazionali dell'italia, rappresentava un tentativo audace e, per alcuni, pericoloso, di ridare piena sovranità al paese e di adattare le istituzioni a una società in profonda evoluzione. Un'iniziativa che, nelle sue implicazioni, toccava nervi scoperti negli equilibri di Jalta, mettendo a repentaglio la presunta inviolabilità delle aree di influenza stabilite. Moro pagò probabilmente questo coraggio con la vita, vittima di un atto terroristico dalle molteplici e ancora controverse letture, ma che indubbiamente si inserì in un contesto di fortissime tensioni geopolitiche legate alla sua visione politica.
Oggi, in modo drammaticamente diverso ma con eco inquietanti, l'Ucraina si trova al centro di una tempesta scatenata dalla sua aspirazione a sottrarsi all'orbita russa per avvicinarsi all'alleanza atlantica e all'unione europea. La decisione sovrana di Kiev di guardare a occidente viene interpretata da Mosca come una minaccia diretta alla propria sfera d'influenza, una violazione inaccettabile dei principi, mai formalmente rinnegati dalla Russia post-sovietica, derivanti da Jalta.
La situazione in Ucraina è complessa e delicata. L'Unione Europea deve trovare il modo di avere un ruolo più attivo nella risoluzione del conflitto. Se non riuscirà a farlo, rischia di perdere ulteriormente il suo peso nella geopolitica globale.
Senza una politica estera e di difesa comune realmente incisiva, senza la capacità di parlare con una sola voce autorevole, l'Europa rischia di rimanere un gigante economico ma un nano geopolitico, incapace di proteggere i propri interessi e valori nel proprio immediato vicinato. Il destino dell'Ucraina, e in prospettiva la stabilità dell'intero continente europeo, dipendono anche dalla risposta che l'unione europea saprà dare a questa drammatica riedizione delle logiche di Jalta.
Moro pagò con la vita il tentativo di dare all'Italia un ruolo più autonomo; l'Ucraina sta pagando con la distruzione e il sangue il suo desiderio di autodeterminazione. l'Europa riuscirà a trovare la forza e l'unità necessarie per garantire un futuro di pace e sovranità ai suoi partner e a se stessa? La domanda è aperta e la storia, con i suoi cicli e le sue implacabili lezioni, attende la risposta.