Come Google, Facebook, Apple e Microsoft controllano il nostro modo di informarci


In media, i siti che frequentiamo maggiormente sul web installano nel nostro pc circa 64 cookie (biscottini) e beacon (faretti). Questi piccoli file contengono i nostri dati: quello che abbiamo guardato, cercato, letto o guardato.

Se cerchiamo su un dizionario online il termine "depressione", nel nostro computer potrebbero essere installati fino a 223 tra "biscottini" e "faretti". Quindi? Quindi, magicamente, vedremo comparire tra le pagine che visitiamo pubblicità di antidepressivi. Se facciamo una ricerca sulla possibilità che nostra moglie possa tradirci, verremo bombardati di offerte per il test del dna per l'accertamento di paternità. Provare per credere.Internet vuole sapere, e sa come farlo, chi siamo e cosa vogliamo. Per venderci le cose giuste. E Google è il tramite.


Oggi, i maggiori colossi 2.0 si fronteggiano per una battaglia senza esclusione di colpi: Google, Facebook, Apple e Microsoft vogliono raccogliere il maggior numero di informazioni su di noi. E lo fanno. Senza che ci sia dato sapere per quale scopo.

Chi possiede e usa un iPhone comunica a Apple dove si trova, chi chiama e cosa legge. Microfono, giroscopio e GPS permettono di capire se siamo a una festa, se stiamo guidando e altro ancora...
Tutti, a cominciare da Google, hanno promesso di non divulgare o vendere questi dati. Ma c'è da fidarsi?

Intanto, ogni ricerca che facciamo sul principale motore di ricerca al mondo produce risultati personalizzati: come a dire che le informazioni ottenute variano a seconda dei dati che Google ha raccolto su di noi. Pensate sia giusto? Che apra le porte a scenari preoccupanti? Io penso di si.


by Maurizio Decollanz. Powered by Blogger.