Un Paese che galleggia nell’“età selvaggia”
L’Italia è ferma, sospesa in
quella che il Censis definisce “l’età del ferro e del fuoco”: un’epoca di
pulsioni irrazionali e fragilità culturale. Dietro questa immagine apocalittica
si nasconde un circolo vizioso che mina le basi della democrazia: ignoranza
digitale, povertà educativa e disuguaglianze generazionali.
Dipendenza digitale e fake news: il virus invisibile
I dati sono impietosi:
- 46,1% degli italiani tra 16 e 64
anni trascorre oltre 4 ore al giorno online per svago.
- Tra
gli adolescenti la quota sale al 64,5%.
- 27,8% ammette di non saper
distinguere il vero dal falso sul web.
- 60,5% ha visto almeno un
deepfake, spesso senza accorgersene.
Nel frattempo, la carta stampata
crolla: solo il 21,7% legge quotidiani, mentre la disinformazione dilaga
sui social.
Istruzione tradita: ultimi in Europa
La radice del problema è chiara:
l’Italia investe appena il 3,9% del PIL nell’istruzione, contro il 4,7%
della media UE. Per l’università, la spesa per studente è meno della metà di
quella tedesca. Risultato? Solo il 21,6% dei cittadini è laureato, e le
competenze digitali di base riguardano appena il 45,8% della
popolazione.
Tra i più giovani la situazione
è drammatica: 41,4% degli studenti di terza media non raggiunge
competenze alfabetiche adeguate, mentre in matematica il deficit tocca il 44,3%.
Disuguaglianze che si tramandano
Il divario educativo si
trasforma in destino: solo il 15% dei figli di genitori senza diploma
arriva alla laurea, contro il 63% di chi ha almeno un genitore laureato. E
oltre un quarto dei giovani non crede che la scuola possa garantire il futuro.
Il peso del debito: il futuro ipotecato
L’Italia spende più per
interessi sul debito (85,6 miliardi €) che per investimenti (78,3
miliardi €). Ogni euro sottratto all’istruzione è un euro sottratto al
futuro.
Quanto tempo serve per cambiare?
Anche portando subito gli
investimenti alla media europea, servirebbero 25-30 anni per una vera
inversione. Il Piano UE punta a ridurre gli studenti con risultati
insufficienti sotto il 15% entro il 2030, ma è solo un primo passo.
La sfida politica del secolo
Investire oggi per i cittadini
del 2050 è la sfida più difficile: i benefici arriveranno tra decenni, non alle
prossime elezioni. Ma senza coraggio, l’Italia resterà intrappolata tra dipendenza
digitale e povertà educativa, sacrificando un’intera generazione.
👉 La scelta è ora: investire nel sapere o condannarsi alla mediocrità. Il tempo stringe.
Link utili per approfondire i temi trattati nell’articolo:
📊 Rapporto Censis 2025 – documento ufficiale
- 59° Rapporto Censis – sito ufficiale: contiene tutte le analisi settoriali, inclusa la “società italiana al 2025”, con focus su istruzione, media, debito e digitalizzazione.
🧠 Dipendenza digitale e deepfake
- Censis su digitalizzazione e allarme deepfake (Il Giornale dei Comuni): delinea i dati chiave — 60% degli italiani ha visto un deepfake, 46% trascorre più di 4 ore al giorno su dispositivi, 63% dichiara dipendenza.
🎓 Investimenti in istruzione – confronto UE
- Commissione UE: “Investire nell’istruzione 2025” (AgenSIR): evidenzia che l’Italia spende <8% della spesa pubblica in istruzione e solo il 3,9% del PIL, ultima in Europa, nonostante l'UE destini mediamente il 4,7% del PIL.
🏛️ Piano d’azione UE sulle competenze di base
- Action Plan on Basic Skills (Marzo 2025) (Commissione Europea): documento ufficiale che punta a ridurre al 15% entro il 2030 la quota di studenti con competenze insufficienti in lettura, matematica e scienze.
📉 Grande Debito e pressioni sui conti pubblici
- Rapporto Censis su debito, ceto medio e fiducia nella democrazia (Fortune Italia): approfondisce il peso degli interessi (85,6 mld €) rispetto agli investimenti, la stagnazione del ceto medio e i rischi per la coesione sociale.
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