Nell'era della bulimia informativa e della conseguente complessità nel prendere decisioni consapevoli, esiste una sfida nascosta ma pervasiva che mina le fondamenta della nostra società: l'analfabetismo funzionale. Non si tratta dell'incapacità di leggere o scrivere, ma di una ben più sottile e insidiosa lacuna che affligge una parte significativa della popolazione italiana, con gravi ripercussioni sulla tenuta democratica del Paese.
Che cos'è l'analfabetismo funzionale?
L'analfabetismo funzionale si manifesta quando un individuo, pur avendo ricevuto un'istruzione di base e sapendo decodificare un testo, non è in grado di utilizzare efficacemente queste abilità per comprendere, valutare e impiegare le informazioni necessarie a svolgere le attività quotidiane, professionali e civiche. In pratica, chi ne è affetto fatica a capire istruzioni complesse, a interpretare notizie, a svolgere calcoli semplici o a orientarsi nel mondo digitale. È una mancanza di competenze critiche che impedisce di destreggiarsi in un contesto sociale, economico e politico sempre più articolato.
L'Italia e i dati allarmanti
I dati sull'Italia relativi all'analfabetismo funzionale sono motivo di seria preoccupazione e ci posizionano in una situazione critica a livello internazionale. Secondo i rapporti dell'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), come il Programma per la Valutazione Internazionale delle Competenze degli Adulti (PIAAC), oltre un terzo degli adulti italiani (circa il 35-47%) si trova in questa condizione. In un'analisi più recente del 2024, si stima che 1 adulto su 3 in Italia sia analfabeta funzionale, con crescenti difficoltà non solo nella lettura e nel calcolo, ma anche nel "problem solving".
Questo colloca il nostro Paese costantemente al di sotto della media OCSE per competenze alfabetiche e matematiche, tra le nazioni con i risultati peggiori in Europa (penultima, seguita solo dalla Turchia) e quartultima su scala mondiale tra i 33 paesi analizzati. I test INVALSI, in parallelo con i dati PISA dell'OCSE, confermano il quadro anche tra gli studenti: i risultati del 2019 indicavano che la comprensione di un testo in italiano era un problema per il 35% degli studenti di terza media, una percentuale che peggiora significativamente nelle regioni del Sud (fino al 50% in Calabria).
L'impatto devastante sulla democrazia
L'analfabetismo funzionale non è solo un problema individuale, ma una minaccia diretta alla qualità della democrazia, compromettendone i principi fondamentali:
- Difficoltà nella partecipazione informata: i cittadini funzionalmente analfabeti faticano a comprendere programmi politici, proposte legislative e dibattiti complessi, rendendo difficile esprimere un voto consapevole e partecipare attivamente alla vita pubblica.
- Vulnerabilità alla disinformazione: la ridotta capacità di analisi critica rende questi individui particolarmente esposti a fake news, propaganda e messaggi populisti. Senza gli strumenti per discernere la verità, il corpo elettorale diventa più manipolabile.
- Mancanza di pensiero critico: la democrazia prospera sul confronto ragionato delle idee. L'analfabetismo funzionale è strettamente correlato a una scarsa capacità di pensiero critico, impedendo un'analisi approfondita dei problemi e la formulazione di soluzioni ponderate.
- Disimpegno politico e alienazione: sentirsi incapaci di comprendere il linguaggio politico o le dinamiche democratiche può portare a frustrazione, sfiducia nelle istituzioni e astensionismo, indebolendo la partecipazione e la rappresentatività.
- Ostacolo alla responsabilità civica: esercitare pienamente la cittadinanza richiede la comprensione di diritti e doveri, la capacità di navigare la burocrazia e di accedere ai servizi. L'analfabetismo funzionale crea svantaggi e disuguaglianze, ampliando il divario tra cittadini informati e non.
Possibili rimedi: un impegno collettivo
Contrastare l'analfabetismo funzionale richiede un impegno sistemico e a lungo termine che coinvolga scuola, istituzioni, imprese e società civile:
- Riforma e potenziamento del sistema scolastico: dalla scuola primaria, puntare sullo sviluppo del pensiero critico, della comprensione del testo e dell'educazione ai media e digitale, superando l'apprendimento puramente mnemonico.
- Programmi di apprendimento permanente (Lifelong Learning): offrire corsi accessibili e mirati per adulti, flessibili e attenti alle loro esigenze, per migliorare le competenze alfabetiche, numeriche e digitali. I Centri per l'Istruzione degli Adulti (CPIA) dovrebbero essere rafforzati.
- Promozione della lettura e della cultura: incentivare la lettura attraverso campagne nazionali, rendendo i libri più accessibili e promuovendo la diffusione di contenuti informativi e culturali chiari e di qualità.
- Sviluppo di competenze digitali e media literacy: organizzare laboratori pratici per l'uso consapevole degli strumenti digitali e dei social media, insegnando a identificare la disinformazione e a valutare le fonti online.
- Coinvolgimento della società civile e del settore privato: avviare campagne di sensibilizzazione, incoraggiare le aziende a investire nella formazione continua dei dipendenti e promuovere programmi di volontariato e mentoring.
- Linguaggio chiaro e semplice: le pubbliche amministrazioni e le istituzioni dovrebbero adottare un linguaggio più diretto e comprensibile nella redazione di documenti e comunicazioni, per facilitarne l'accesso ai cittadini.
Affrontare l'analfabetismo funzionale non è solo un imperativo educativo, ma una necessità strategica per assicurare un futuro di democrazia sana, partecipazione consapevole e progresso inclusivo per l'Italia.